Sulle spiagge, negli alberghi, nei villaggi, la gente si riposa, si diverte, soprattutto dimentica che per i disperati il mare non è divertimento, ma un cimitero, non il più grande, dopo che Papa Francesco ha detto che il cimitero più grande è il deserto e le immagini dei giornali lo hanno confermato.

Mentre noi passiamo l’estate al mare, si continua a morire naufraghi dal grido inascoltato, dagli SOS che cadono nel vuoto, dei soccorsi che non arrivano per tempo, delle polemiche inutili quando si continua a morire.

Ci hanno illuso che trattando con i paesi del nord Africa, con una valanga di soldi il dramma delle migrazioni sarebbe finalmente cessato. In realtà si spostano le partenze, dalla Libia alla Tunisia e i barconi, ora anche i barchini così insicuri che basta poco per fare naufragio. Mai come quest’anno sono stati numerosi gli sbarchi. Probabilmente la situazione è molto più complessa della propaganda. Ma se non possiamo fermare le partenze sarà almeno possibile evitare le tragedie e le morti in mare. I numeri di queste settimane ti spezzano il cuore, ti fanno sentire impotenti o, meglio, ti fanno capire che non c’è nessuna volontà di affrontare la grande questione migratoria.

Non saranno i soldi dati ai paesi che facciano il lavoro sporco per conto nostro ad evitare le partenze. Non funziona.

Il ponte nel Mediterraneo che salverà vite umane non sarà quello stretto di Messina. Ma quello di un’umanità meno egoista e più solidale.