Maria detta Maddalena perché era originaria di Magdala, sulla sponda occidentale del lago di Genesaret, è sempre citata per prima tra le donne che seguivano Gesù e lo servivano. Secondo il Vangelo di Luca, Gesù l'avrebbe guarita da una possessione demoniaca. Maria Maddalena amava Gesù ardentemente e gli rimase sempre fedelissima; per il figlio di Dio fu indubbiamente una compagna importante.

Non abbiamo altre notizie sulla sua vita: non se ne conosce l'età o il ceto sociale. Nella sua incrollabile fedeltà a Gesù Cristo, Maria Maddalena era presente quando il figlio di Dio fu crocifisso; lo stesso quando fu deposto dalla croce e fu sepolto. Nella prima apparizione dopo essere risorto, Gesù incaricò proprio la sua fedele serva di informare i discepoli della Risurrezione.

Sulla vita di Maria Maddalena dopo la risurrezione di Cristo ci sono solo leggende. Secondo la più famosa, Maria sarebbe pervenuta via mare nella Francia meridionale, con la sorella Marta e il fratello Lazzaro, dove avrebbe annunziato il Vangelo o, secondo un'altra versione, vissuto da penitente in un romitaggio nei pressi di Baume, pochi chilometri a est di Aix-en-Provence, dove Maria Maddalena sarebbe anche morta, verso la metà del I secolo.

A proposito della tomba e delle reliquie di Maria Maddalena si sono sviluppate, nel corso dei secoli, molte storie, leggende e opinioni. Sempre in Francia sono nati due santuari dove ancora oggi affluiscono numerosi pellegrini: Vézelay e Saint-Maximin-la-Sainte-Baume.Vézelay, nel dipartimento di Yonne, a nord-ovest di Digione, era originariamente un importante crocevia per i pellegrini diretti a Compostela. Da qui San Bernardo convocò la seconda crociata e sulla collina con la famosa basilica romanica si arrampicarono tra gli altri i crociati Riccardo Cuor di Leone, Filippo augusto e san Luigi. Oggi i turisti amanti dell'arte salgono alla basilica di Santa Maddalena per ammirare un'indimenticabile testimonianza di arte romanica e gotica. Nell'XI secolo un monaco portò a Vézelay le presunte reliquie di Maria Maddalena, e la fama di questa località crebbe ulteriormente.

L'afflusso di pellegrini aumentò sempre più, finché nel XIII secolo non si seppe che a Saint-Maximin erano state rinvenute le reliquie presumibilmente autentiche della santa. Ancora oggi il visitatore di Santa Maddalena può vedere, in una piccola confessio ubicata nella cripta, cui si accede con una scala dalla crociera, un reliquiario con le cosiddette reliquie di santa Maddalena. La cripta è la parte più antica della basilica, e risale al IX secolo.

La cittadina di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, in Provenza, assurse invece a notorietà nel XIII secolo, quando vi furono rinvenute le presunte tombe di Maria Maddalena e Massimino, il primo vescovo di Aix. Per custodire le preziose reliquie, vi fu poi eretta una basilica gotica. Accanto a questo edificio, elegante e imponente al tempo stesso, si trova un monastero annoverato tra i più bei monumenti gotici della Provenza.

Secondo una tradizione greca Maria Maddalena sarebbe invece stata sepolta a Efeso, dove il culto della sua tomba è attestato sin dal VI secolo. Dopo la traslazione delle sue presunte reliquie a Costantinopoli, nell'anno 899, nacque anche là un fervido culto della santa.

Altre reliquie di Maria Maddalena si trovano, oltre che nelle località citate, anche a Halberstadt e Exeter, nonché nella chiesa parigina della Madeleine.

Dal culto di Maria Maddalena in Germania nacque, agli inizi del XIII secolo, un ordine di donne penitenti e convertite a lei ispirato (maddalenine). Nel Medioevo anche la città di Lubecca fu un centro del culto di Maria Maddalena, perché alla santa era stato attribuito il merito della vittoria in una battaglia contro i Danesi.

Secondo la tradizione SANTA MADDALENA NELLA SUA ROCCA, un Fariseo pregò il Figlio di Dio di andare a mangiare con lui. Non rifiutò questa grazia ad un uomo che sembrava volergli rendere qualche onore, anche se vide nel suo cuore sentimenti lontani da quelli che voleva gli fossero resi. Si mette a tavola con altre persone della stessa Setta, lui che apparecchia un tavolo nel Cielo, dove c'è la carne di cui si cibano gli Angeli. Ma non si cura tanto di mangiare, quanto di saziare la peccatrice che deve andare a trovarlo spinto dalla fame di Giustizia. Ella non ha altro nome nella città di Naim; ma è troppo poco chiamarla solamente peccatrice della Città, è il peccato della Città e di tutta la provincia della Galilea. Se vi domandate quale sia la sua nascita, ella è Nobile. Suo fratello è un uomo giusto e sua sorella è esempio di virtù in tutta la vicina città di Gerusalemme. Ma non ha potuto sopportare questi censori domestici del disordine della sua vita; e per appagare la sua passione con più libertà e meno vergogna, si è separata da essi, dimenticando ciò che doveva al proprio onore. Non bisogna , perciò stupirsi se ella non si ricorda più ciò che deve alla sua famiglia.

L'amore impuro di cui è schiava le ha messo una benda così spessa sugli occhi dello spirito, che non vede più né la bellezza della virtù, né la freschezza di una buona reputazione, né l'infamia delle voci cattive che la seguono ovunque. Non sente più i rimorsi della sua coscienza; come intenderebbe i cori di voci a suo svantaggio di tutta la città? La Natura le aveva donate delle meravigliose grazie del corpo, e non ci si poteva augurare niente di più di una bellezza a compimento di quanto non fosse presente nella sua persona. Era di una taglia al di sopra dell'abbondante e la sua grandezza, tuttavia, non aveva niente se non maestoso. I fiori che appassiscono al sole non sono tanto freschi quanto il suo viso, ove appare una certa audacia mischiata con un po' di modestia, che non attirava la l'insolenza degli sfrontati e che non offendeva neanche la severità dei più chiusi. I suoi occhi sembravano lanciare fulmini piuttosto che sguardi e erano tanto più pericolosi, che non mostrando che dolcezza, devastavano i cuori della giovinezza. Era la preda che cercava; era per questa sfortunata presa che usava i doni che Dio le aveva fatto.

Ella non si curava del fatto che li impiegasse contro il proprio autore; e che abusando d'essi, abusava anche di se stessa; che volendo prendere gli altri, ella si prendeva nelle proprie reti; che spargendo fuoco si metteva al centro di esso; che presentando del veleno ne sentiva lei stessi gli effetti; in una parola, volendo che tutti gli uomini l'adorassero faceva di tutti gli uomini suoi carnefici e suoi tiranni. Lei sola poteva dire quanto le sue conquiste le costassero cure, inganni e preoccupazioni; quante bassezze doveva fare per conservarle; che paure la tormentavano quando sospettava che i suoi schiavi desideravano la libertà; quante gelosie bisognava guarire per delle costrizioni insopportabili; quanti rimproveri e stravaganze era costretta a sopportare. In una parola, non esiste che la peccatrice che non possa ben esprimere le amarezze che corrompono tutte le dolcezze dei suoi peccati.

Nel momento di maggior impegno, una luce celeste, che ella non aveva né domandato, né atteso, illuminò d'un colpo il suo spirito e le fece comprendere le abominazioni della sua vita. Non fu per lei una illuminazione di un lampo, che mostra tutto ciò che c'è in una stanza e che la lascia subito dopo in un profonda oscurità. Fu una illuminazione distinta e costante, che in un istante dissipò la notte nella quale la sua anima era seppellita e le mostrò fino alle macchie più piccole. Capì in un attimo che il corpo non le era stato donato per insudiciare, come aveva fatto; ma per adorare Dio, di cui aveva avuto l'onore di essere il Tempio; che più egli era stato perfetto più ella doveva essere riconoscente e farne un uso onesto; e solo quando ci sarebbero stati le Leggi dell'onestà naturale e civile, i suoi eccessi avrebbero potuto essere scusati. Capì che la sua bellezza, di cui era idolatra, non avendo l'onestà per compagna, la doveva piuttosto affliggere e confondere, che renderla vana, poiché ella non faceva che diffamarla sempre di più, esporla a diversi ladri, gettarla nei più grandi precipizi e allontanarla dalla sua benedizione. Ella comprese che il tempo e le malattie le toglievano presto questa vivacità ingannevole che abbagliava più pericolosamente che le altre; che ella era schiava di tutti coloro che la chiamavano Regina; che non c'era niente di così pesante per lei che quelle catene che lei chiamava rose ; niente di così inquietante che i giorni che le sembravano i più sereni; niente di così amaro che le sue delizie; niente di così passeggero che i suoi piaceri; niente di così falso che le sue gioie.

Ella comprese che la sua vita faceva vergogna alla propria condizione; che si disonorava disonorando la sua famiglia; che faceva bestemmiare contro la legge di Mosè, di cui faceva professione; capì che era l'abominazione di Dio, l'orrore degli Angeli, il trionfo del Diavolo, lo strumento della sua malizia, l'organo dei suoi inganni, l'obbrobrio della sua nazione, lo scandalo della città il giocattolo dei dissoluti e l'avversione di tutta la gente per bene. Ella seppe che dopo la morte che non poteva evitare e che avrebbe potuto sorprenderla, finché il suo pensiero era lontano, ci sarebbe stato un orrendo giudizio davanti al quale bisognava comparire; e che il Giudice che doveva pronunciare il suo arresto, sarebbe stato quello che lei aveva offeso con tanta ingratitudine e ostinazione. Ella seppe che le sue lacrime, i suoi sospiri, le sue promesse, il suo pentimento non l'avrebbero piegato; che egli era onnipotente per vendicare i torti che lei gli aveva fatto, e allo stesso modo inesorabile; e che la sua vendetta non si sarebbe limitata se non a un'eternità di tormenti senza consolazione.

La peccatrice venendo a conoscenza di queste terribili verità fu assalita da spavento che sconvolse il suo spirito. Il Demonio prevedendo dove sarebbe andata a finire questa conoscenza, cercò di oscurarla e di renderla inutile grazie alla diminuzione dei suoi crimini che lui presentava come meno gravi, e grazie alla speranza di impunità o di un facile perdono in età più avanzata. Vedendo che questo artificio non funzionava, glieli fece sembrare così enormi che le tolse ogni speranza di misericordia; affinché non vedendo beni futuri , di cui ella avrebbe potuto gioire, si fermò alle delizie presenti e non si curò più di abbandonarle. Ma grazie alla stessa luce che voleva spegnere, ella capì che era il suo nemico che le stava dando dei consigli; che il suo Tiranno le prometteva la libertà; che il suo corruttore deformava la figura del suo curatore; ma che colui che poteva esercitare su di lei questo potere era nella casa di un Fariseo dove l'attendeva; che nel suo Giudice avrebbe trovato il suo difensore; che nel suo Re offeso le avrebbe mostrato un Padre benevolo; che le mani che avrebbero potuto legarla con catene eterne e annegarla negli Inferi per punirla di quello che aveva fatto ricevere a tanti cuori, doveva essere il suo liberatore; e senza che lei gli parlasse scopriva i suoi tormenti più nascosti. Non voglio più tardare d'andare a cercarlo; i mali che ho scoperto per merito della sua grazia, sono troppo pericolosi per rinviare il rimedio anche di poco; non si tratta di trovare una salute più forte; è questione di salvare la mia vita.

Confesso che le buone maniere non vogliono che io vada in casa di un uomo dal quale non sono stata richiesta; e dove, per dire la verità, sono conosciuta come peccatrice; e perché non ho considerato una buona creanza più importante, chi doveva impedirmi di fare della mia casa un luogo di così grande scandalo? Un sincero pudore non mi impedito di corrompermi; e una cattiva vergogna mi impedirà di purificarmi? Mi sono mostrata con impudenza nelle compagnie, nelle Sinagoghe, in luoghi pubblici; per sorprendere il cuore degli uomini; e dovrei temere di mostrarmi ad un festino per guadagnare l'amore del mio Salvatore? Non sono arrossita quando mi hanno guardata come una peccatrice infame; e arrossirò facendomi guardare come una Penitente umiliata? Il Fariseo che ha invitato il mio Giudice, si offenderà vedendomi avvicinare alla sua tavola; ma non è a lui che devo rispondere le sue ingiurie mi devono sembrare dolci, e il suo disprezzo, augurabile, poiché mi sono resa l'obbrobrio di tutto il mondo; non importa se la compagnia si scandalizzerà della mia presenza, purché Gesù la sopporti. E' lui che cerco, è a lui che voglio piacere, è di lui solo che ora ho bisogno.

(tratto da "Santi e Patroni" Schauber - Schindler)