Prima di intraprendere gli studi seminaristici per prepararmi al Sacerdozio ho fatto per qualche anno il falegname. Ricordo che mi dicevano: Ah anche tu come San Giuseppe! Non nascondo che la cosa mi piaceva. Essere paragonato al papà di Gesù mi dava un non so che di importanza.

Poi durante gli studi seminaristici ho perso per strada San Giuseppe. Come tutti i giovani sei concentrato sulla teologia, sui Vangeli, su Gesù e di Giuseppe perdi la memoria e anche la devozione. Ha certamente contribuito anche un certo devozionalismo che ha considerato Giuseppe “patrono della buona morte”.

Ho ricevuto di recente, come regalo alla parrocchia, una pregiata tela del settecento che raffigura Giuseppe morente invocato appunto come patrono dei morenti. Col passare degli anni per fortuna cambia anche il rapporto con i Santi e non posso che ringraziare Papa Francesco di aver aperto l’anno giubilare di San Giuseppe.

Altro che ridotto a patrono della buona morte. È un santo che ha molto da dire anche oggi e forse soprattutto oggi.

Scrive don Maurizio Praticello, il prete della terra dei fuochi, sull’ultimo numero di Famiglia Cristiana: “Giuseppe è l’uomo giusto. Anche nel momento in cui il dubbio atroce e impossibile gli scorticava il cuore, non essendo a conoscenza del segreto di Maria egli decise di – licenziarla in segreto – perché nessuno mai le potesse far male. In un paese come il nostro, in cui la lista dei femminicidi si allunga ogni giorno di più, Giuseppe ci dice che solo la bontà e il perdono hanno diritto di cittadinanza, che la violenza è un vicolo cieco da non imboccare mai. Avvertiamo tutti un’emergenza educativa”.

Quante cose ha da insegnarci il “falegname di Nazaret”! Grazie Papa Francesco perché ci hai dato un anno di tempo per scoprirlo.