L’approssimarsi della solennità dei Santi e della Commemorazione dei defunti pone qualche riflessione sul tema, spesso rimosso, che riguarda la morte, sfida fondamentale posta alla coscienza umana.

Celebrando i funerali mi sono lasciato interrogare anch’io. L’uomo sogna di dominare il mondo e pensa di essere padrone di sé stesso, ma trova nella morte lo scacco inevitabile della sua sconfitta. La pandemia prima, la guerra adesso hanno messo in evidenza, se ce ne fosse stato bisogno, l’illusione di essere padroni dei destini e perfino della vita dell’uomo. Solo guardando alla morte si coglie tutto il valore della vita.

Mettere al centro della nostra attenzione una giornata dedicata ai nostri morti, rimanda al ruolo inedito delle comunità parrocchiali con il loro annuncio religioso. Ancora oggi le famiglie si aspettano dalle comunità parrocchiali una testimonianza umana e cristiana che non inganni e che non illuda. Attendono la possibilità di un’espressione contenuta e guidata del carico emozionale del dolore, della morte e del lutto. Sanno le famiglie che i riti religiosi mantengono vivi i ricordi e i legami con i nostri cari. Le esequie (funerali) sono un tempo di grazia che stimolano a formulare in modo consapevole l’atto di fede nella vita oltre la morte.

L’aspetto emozionale e affettivo che accompagna la separazione dai nostri cari, con tutto il dolore per la perdita, cerca qualcosa che vada oltre la separazione e trova nella fede, manifestata nei riti liturgici, la ricerca di qualcosa che porta verso la fede e la speranza. Una giornata dedicata ai defunti può sembrare poca cosa, ma quale preziosa occasione per ripensare al limite umano.

Visitando i cimiteri non soffermiamoci solo ai ricordi, non limitiamoci solo a dire una preghiera, lasciamoci interrogare sul senso della vita.