Alle folle che li seguivano gli Apostoli fanno notare a Gesù che hanno fame. Per tutta risposta Egli li invita prendere l’iniziativa per dare loro da mangiare, ma era poco quello che avevano, pochi pani e qualche pesce, e molti erano gli uomini e le donne che li seguivano. Gesù interviene e la distribuzione del pane e dei pesci avviene in modo ordinato, perché ce n’era per tutti.
Non così nelle strazianti immagini a Gaza dove folle disperate tendono pentole, ciotole, verso le cucine mobili con quell’istinto di sopravvivenza che ciecamente porta a scavalcarsi e a lasciare indietro i più deboli davanti allo spettro della fame.
Il dramma nel dramma è la crudele scelta di Israele che impedisce agli aiuti umanitari di entrare nella martoriata striscia di Gaza. Nell’assurda guerra di Israele la fame è una nuova arma da guerra contribuendo ad ampliare una sofferenza senza fine.
C’è chi vorrebbe dare loro da mangiare, ma gli è impedito, non perché manchi il cibo, ma perché nei piani di Israele fa parte dell’annullamento di un intero popolo: privare donne e bambini del necessario per la sopravvivenza.
Gesù ci continua a chiedere “date voi stessi da mangiare” ma se anche molti lo volessero fare gli verrebbe impedito e così gli aiuti umanitari deperiscono sui camion a sud di Gaza e navi con aiuti alimentari vengono colpite con droni. Le immagini di bambini disperati che aspettano una ciotola di cibo scorono sugli schermi televisivi e ti feriscono l’anima e fanno crescere la rabbia perché l’aiuto alimentare c’è ma “non si può dare loro da mangiare”.
Quella fame è un’altra immagine di questa assurda guerra.