Giovedì 28 maggio in un Duomo, non gremito di Sacerdoti, ma con la partecipazione di pochi rappresentanti, il Vescovo Mario Delpini ha celebrato la Messa Crismale che solitamente si celebra la mattina del Giovedì Santo. Nella sua omelia ha evidenziato il legame degli oli con la vita dei sacramenti. All’inizio però si è posto alcune domande che interpellano anche noi e che riporto perché possiamo farne oggetto di riflessione.

“Che nome daremo a questi giorni, così drammatici, così strani? L’alluvione di analisi e di discorsi, di chiacchiere e di polemiche mi rende confuso e capisco che sotto il diluvio delle parole e delle immagini si possano raccogliere argomenti per dire qualsiasi cosa, come si usa adesso, citando un titolo di una delle notizie e dichiarazioni tra i miliardi che circolano in rete. Quello che convince di una notizia non è che sia documentata, ma è il fatto che sia messa in evidenza nel sito al quale attingiamo le nostre informazioni. Ma noi cristiani, disposti ad ascoltare la parola di Gesù, che nome diamo a questi giorni? Come tutti abbiamo partecipato dello smarrimento e della confusione, talora ci siamo lasciati trascinare in reazioni nervose, in giudizi spietati verso gli altri. Come tutti ci siamo sentiti trafiggere il cuore dal soffrire inconsolabile, dall’esito che siamo tentati di ritenere irrimediabile. Come tutti ci siamo a tal punto impigliati nelle minuzie della cronaca e delle prescrizioni da ritenere più interessanti le discussioni che la contemplazione, più importanti particolari che l’essenziale, più rilevante il fastidio e il malumore, che il dono della sapienza che viene dall’alto e dello Spirito che fa ardere il cuore. Stiamo però, per grazia di Dio, conservando la fede e perciò credo che non possiamo dare altro nome che quello che Gesù proclama, nella su amissione fallimentare alla sinagoga di Nazaret: “oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato”. Questo è il nome del nostro tempo: il tempo del compimento della Scrittura che annuncia la presenza del Servo del Signore, investito dello Spirito del Signore”.

Si di questi giorni facciamone una lettura sociologica, sanitaria, antropologica, ma facciamone soprattutto una lettura di fede!