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“Il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì” (Mc 2,13-14).
Il Signore Gesù si avvicina ad ogni persona. Così è stato anche per Levi, Matteo. È stata sufficiente una parola sola (“Seguimi”) e Matteo è diventato un fedele discepolo del Maestro, Gesù. Matteo si è lasciato amare dal Signore; si è lasciato prendere e conquistare dal suo amore; si è lasciato trasformare, cambiare, convertire. Quando Gesù si propone, non si limita ad intervenire dall’esterno, ma si fa veramente vicino ad ogni persona. Si è fatto vicino a Matteo, è entrato nella sua vita. L’invito “Seguimi!” oggi è rivolto a tutti, anche a noi. Ogni persona ha una risposta personale da dare alla chiamata del Signore. Egli vede il nostro cuore, conosce i nostri pensieri e prova la nostra disponibilità umile e sincera a convertirci. Alla voce del Signore non si può resistere, perché sarebbe come dire no al dono più grande che c’è: l’amore di Dio. Sarebbe come dire di no ad un progetto più grande di noi, in cui siamo coinvolti e per il quale ci viene donata la forza per proseguire…

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Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!»” (Lc 17,12-13).
Gesù guarisce i dieci lebbrosi che, supplicandolo, si erano rivolti a lui. Ma solo uno di loro, un samaritano, ritorna sui suoi passi e va da Gesù per esprimergli la sua profonda gratitudine per la guarigione. Invece gli altri nove, che pure sono stati guariti, non riescono a rendersi conto che Dio si è fatto vicino a loro, nella parola e nella persona di Gesù. Il samaritano - uno straniero quindi, appartenente ad un popolo che non era ritenuto osservante della vera religione - fa la scelta di tornare indietro; tornare indietro vuol dire cambiare direzione. In questo cambiamento è indicata la conversione, il ritorno a Dio. Egli torna da Gesù per manifestargli che ora la sua vita è cambiata, è tutta per lui; egli si fida di lui, si affida a lui, ha fede in lui e perciò si getta “ai suoi piedi, per ringraziarlo”. Gesù gli dice: “La tua fede ti ha salvato!”. Il dono della fede, concesso a tutti, giunge al compimento solo là dove scatta una consapevolezza, là dove si riconosce il valore del dono.

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44a GIORNATA PER LA VITA - Custodire ogni vita
Sin dai primi giorni della pandemia moltissime persone si sono impegnate a custodire ogni vita, sia nell’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato solidale. Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto per la loro generosa dedizione. A tutti va la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento […]. Non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti. […] (dal Messaggio dei Vescovi italiani).

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Nella Festa della Famiglia celebriamo l’amore quotidiano, quello delle nostre famiglie che si sforzano di mettere in pratica il comandamento nuovo di Gesù: «Vi do un comandamento nuovo – dice il Signore - che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34).

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"Sento compassione per la folla”, dice Gesù ai suoi discepoli. “Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino” (Mt 15,32)
La compassione di Gesù è manifestazione visibile della sua misericordia; è la sua profonda percezione dei bisogni delle persone, comprese le necessità più immediate, come quella della fame. Gesù sente compassione, una compassione che è commozione, perché Egli è vero uomo, con tutti i sentimenti propri dell’umanità, ma insieme, proprio perché è vero Dio, ci ama con un amore infinitamente più grande del nostro. Dio infatti non è sordo, non è cieco, non è insensibile alle nostre difficoltà, alle sofferenze e alle tragedie dell’umanità. Anzi, soffre più di noi. Gesù, Figlio di Dio, incarnandosi, sperimenta, con la sua venuta tra noi, una sofferenza che non ha pari, perché vede l’umanità sofferente. Egli è il Verbo di Dio, la Parola di Dio che guida i nostri passi ed è luce sul nostro cammino.