Sesta Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursore
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«Il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi» (Mt 20, 13-16).
La parabola chiede di metterci nella prospettiva di Dio. La spiegazione del modo di agire del padrone sta nel suo voler essere “buono”. Ricordiamo quanto Gesù ha detto un giorno ad un giovane che lo aveva interrogato: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo” (Mc 10,18). Occorre perciò scrutare bene il cuore di Dio, che è buono, per capire meglio la sua misericordia. Perciò il comportamento di Dio, descritto dal comportamento del padrone nella parabola, non manifesta un atteggiamento arbitrario, ma è il gesto di chi è animato dalla bontà, di chi è generoso, di chi è pieno di sensibilità per gli altri.
Quinta Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursore
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Gesù chiese al dottore della Legge: «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 36-37).
La parabola del buon Samaritano scorre tra due domande. La prima è quella del dottore della Legge: “Chi è mio prossimo?”, cioè fin dove arriva il comandamento dell’amore, come posso soddisfare questo precetto?, quando posso sentirmi a posto di fronte a Dio per quello che faccio per gli altri? La seconda domanda, al termine della parabola, è quella di Gesù, il quale rovescia la domanda che gli era stata fatta: Non più “Chi è il mio prossimo”, ma “Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Non è sapendo chi ci è prossimo che si vive la virtù della carità, ma facendoci prossimo all’altro, sempre.
Quarta Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursore
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Gesù rispose ai Giudei: “Io sono il pane della vita… Io sono il pane vivo, disceso dal cielo " (Gv 6, 48.51a).
Sostenuti da queste parole, possiamo percorrere nella fede il cammino della vita, sorretti dal dono di Gesù, l’Eucaristia: è il Corpo di Gesù donato, è il suo Sangue versato. L’Eucaristia è un mistero così grande che non ammette parole inutili, che non sopporta mormorazione, che chiede di non rinnegare il dono dell’immenso amore di Gesù per noi. Con Lui il nostro passo non conosce incertezza, non perde direzione, non patisce debolezza.