Solennità della Santissima Trinità
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“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13a).
Forse ci sentiamo un po’ come i discepoli nel Cenacolo, alla vigilia della Passione di Gesù: sfiduciati e delusi, perché le promesse di Dio tardano a realizzarsi, non riusciamo a sentire la sua presenza. Ma Gesù ci dona il suo Spirito, che ci apre gli occhi e ci fa scoprire la verità tutta intera; e la verità tutta intera è che questa nostra storia, questa nostra vita è benedetta, nonostante il male che la segna e nonostante la fatica che ci fa soffrire; benedetta perché c’è Dio, che fin dall’inizio è Padre. È tutto qui il mistero della Trinità. Non è una verità misteriosa. Il mistero della Trinità è la chiave di lettura della nostra storia quotidiana: perché ci garantisce che non siamo soli. È con noi Dio Padre, che ha risuscitato il Figlio Gesù dai morti, manifestando per sempre la sua presenza di Padre per mezzo dell’azione dello Spirito.
Domenica di Pentecose
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Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi»” (Gv 14,16-17).
“Quando era ormai imminente per Gesù Cristo il tempo di lasciare questo mondo, egli annunciò agli apostoli «un altro consolatore» (Gv 14,16). L'evangelista Giovanni, che era presente, scrive che, durante la Cena pasquale precedente il giorno della sua passione e morte, Gesù si rivolse a loro con queste parole: «Qualunque cosa chiederete nel nome mio, io la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio... Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro consolatore, perché rimanga con voi sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14,13.16-17). Proprio questo Spirito di verità, Gesù chiama Paraclito - e parákletos vuol dire «consolatore», e anche «intercessore», o «avvocato». E dice che è «un altro» consolatore, il secondo, perché egli stesso, Gesù, è il primo consolatore, essendo il primo portatore e donatore della Buona Novella. Lo Spirito Santo viene dopo di lui e grazie a lui, per continuare nel mondo, mediante la Chiesa, l'opera della Buona Novella di salvezza. Di questa continuazione della sua opera da parte dello Spirito Santo Gesù parla più di una volta durante lo stesso discorso di addio, preparando gli apostoli, riuniti nel Cenacolo, alla sua dipartita, cioè alla sua passione e morte in Croce”. (Dall’Enciclica Dominum et vivificantem, del Papa San Giovanni Paolo II, sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, n. 3, 18 maggio 1986).
Settima domenica di Pasqua
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ASCENSIONE DEL SIGNORE
Gesù, “detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo»” (At 1,9-11)
La solennità dell’Ascensione, che ci conduce a contemplare Gesù che “fu elevato in alto”, ci dona anche di considerare il vero senso della vita umana, perché l’Ascensione ha iniziato il tempo della Chiesa, che è tempo dell’attesa, un’attesa operosa. Infatti i due uomini in bianche vesti dicono agli undici: “Perché state a guardare il cielo?”. Il Regno di Dio si compie nella storia di oggi e noi tutti dobbiamo lavorare perché venga. Quella domanda dei due uomini in bianche vesti aiuta anche noi a compiere la missione che il Signore ha affidato a tutti e a ciascuno. Occorre camminare con decisione sulla strada che il Signore ha tracciato davanti a noi e dirgli grazie, perché ogni giorno ci aiuta a scoprirla e a percorrerla; ed occorre metterci a disposizione nel suo Regno con il nostro impegno generoso di credenti, che è quello di fare di Cristo il cuore del mondo.