Seconda domenica dopo l'Epifania
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“Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. […] Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,1-2.11).
“È Maria, la madre di Gesù, che difende la gioia degli sposi, che tende a far rivivere la serenità in un momento che poteva essere di turbamento e di vergogna per la coppia di sposi. Ella supera ogni difficoltà, rende tutto facile attraverso la parola rivolta a Gesù e quindi attraverso il comando che Gesù dà ai servitori: «Riempite d'acqua le giare». Nelle giare colme di acqua leggo il nostro povero contributo, il vostro stare vicino ai malati cercando di entrare nel loro cuore, nella loro intima sofferenza. Come l'acqua delle giare di Cana, trasformata dal Signore in vino, attraverso la vostra attenzione e delicatezza si rende presente Gesù stesso, la potenza della sua grazia, e su tutto veglia Maria per la cui intercessione i nostri gesti di vicinanza si mutano nel calore della fede e nel fervore” (Card. Carlo Maria Martini, 10 novembre 2001).
Festa del Battesimo del Signore
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“In quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni” (Mc 1,9)
Nella solennità della Epifania abbiamo celebrato la rivelazione di Gesù ai Magi. Ma questa sua manifestazione non si è esaurita nell’Epifania. L’Epifania trova il suo compimento nel Battesimo di Gesù al fiume Giordano. E trova la sua conferma nelle parole divine, “una voce dal cielo”: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Un panettone per Beirut
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Nel contesto delle proposte comunitarie di carità per l'Avvento promuoviamo e sosteniamo questa iniziativa dell'Associazione Nisshash https://www.nisshash.org/2020/11/un-panettone-per-beirut.html
Progetto Decima n° 9
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Siamo in cura
"No, non mi rassegno. Questa non è una guerra, noi non siamo in guerra. Ma allora, se non siamo in guerra, dove siamo? Siamo in cura! Ora, sia la guerra che la cura hanno entrambe bisogno di alcune doti: forza (altra cosa dalla violenza), perspicacia, coraggio, risolutezza, tenacia anche… Poi però si nutrono di alimenti ben diversi. La guerra necessita di nemici, frontiere e trincee, di armi e munizioni, di spie, inganni e menzogne, di spietatezza e denaro… La cura invece si nutre d’altro: prossimità, solidarietà, compassione, umiltà, dignità, delicatezza, tatto, ascolto, autenticità, pazienza, perseveranza…” (Guido Dotti, Comunità di Bose)