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“Chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14).
In questa seconda domenica di Quaresima vogliamo soffermarci sulla preghiera che nasce dall’ascolto della Parola di Dio.
“Sono io, che parlo con te” (Gv 4,26). Come alla Samaritana, il Signore continua incessantemente ad offrire ad ognuno di noi l’incontro salvifico con la Sua Parola che è incarnata, viva ed attuale, che “illumina, accende, ferisce il cuore di chi prega” (Mons. Delpini). Nell’azione liturgica Cristo, infatti, è presente e si rivolge al nostro presente. “Dammi da bere” (Gv 4,7). “Gesù aveva sete della fede di quella donna” (S. Agostino), la precede e la incontra nel bisogno, suscita in lei la ricerca e si dona come meta. La preghiera più autentica è quella che si fa ascolto, abbandono, che lascia operare il Suo Amore. “Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro, al mio cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: «Se tu conoscessi il dono di Dio»…” (Benedetto XVI).

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“Abbiamo bisogno di riflettere sulla preghiera per comprendere il significato, l’importanza, la pratica cristiana, in obbedienza a Gesù nostro Signore, modello e maestro di preghiera. […] necessità della vita cristiana. Cioè della vita vissuta in comunione con Gesù, irrinunciabile come l’aria per i polmoni.” Cogliendo l’occasione della speciale Grazia che il Signore dispensa attraverso la Santa Quaresima - per eccellenza tempo della preghiera - accogliamo con particolare fervore l’esortazione del nostro Arcivescovo, contenuta nella Proposta Pastorale per l’anno 2022/2023. In ciascuna domenica di Quaresima mediteremo su una parola pronunciata durante la S. Messa, che dà forma a una specifica modalità di preghiera. Attingendo all’inesauribile ricchezza della celebrazione eucaristica, “preghiera per eccellenza, la più alta, la più sublime, e nello stesso tempo la più concreta” (Papa Francesco), nutriamo la nostra fede, esprimendola, al contempo, nelle diverse forme che lo Spirito Santo continua a suscitare e a guidare. Affidiamo questo cammino alla Santissima Vergine, riferimento sicuro e necessario, icona della fede più perfetta.

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“Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio” (Lc 15,18-19a).
Sono le parole con cui il figlio prodigo, cioè spendaccione, dopo aver sperimentato l’abisso del peccato, rientra in se stesso e manifesta il suo desiderio di conversione. Tuttavia protagonista della parabola non è questo giovane figlio, che ha sperperato la sua vita e la sua giovinezza nel peccato, allontanandosi dalla casa del padre e rifiutando uno stile di vita in cui era cresciuto. Protagonista è Dio, che è Padre buono, che accoglie e perdona l’uomo peccatore. Il centro della parabola è il padre misericordioso. Il perdono cristiano viene da lì, viene dal Padre misericordioso che perdona. E non potrebbe venire che da lì. Dio Padre è amore e, proprio perché amore, crea ogni cosa per amore, per dare alle sue creature tutto ciò che è e tutto ciò che ha: l’amore. È questa la verità di Dio. È l’amore di Dio che ci fa scoprire il nostro peccato. Il peccato è rifiutare la rivelazione dell’amore immenso che Dio ha per noi.

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“Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»” (Gv 8,10-11).
Gesù si rivolge alla peccatrice, che gli avevano condotto, chiamandola “donna”, allo stesso con cui si era rivolto a sua Madre alle nozze di Cana, alla Samaritana, o come farà con Maria di Magdala il mattino di Pasqua. Gesù, rivolgendosi a lei in questo modo, le restituisce la sua piena dignità, la fa risaltare per quella che è, non per quello che ha fatto. Nessuno prima le aveva rivolto parola; l’avevano portata da Gesù come un oggetto. Gesù invece le rivolge la Parola, la restituisce alla sua dignità di persona. E questa donna ascolta. L’ascolto della Parola di Dio è il punto chiave di tutto il processo di conversione. Senza questo ascolto non c’è né vero senso del peccato, né vero processo di conversione, né vera riconciliazione. Nell’incontro di Gesù con la “donna sorpresa in adulterio”, possiamo leggere l’inizio di ogni conversione, che nasce appunto da una Parola, ma non una parola qualsiasi, bensì dalla Parola di Dio. Anche a noi Gesù rivolge la sua Parola. La donna del Vangelo ha ascoltato questa Parola, ha risposto a Gesù, chiamandolo Signore, l’appellativo di Dio; in questa risposta c’è tutta la sua fede. Il tutto ha origine dalla Parola, che chiede ascolto, perché possa produrre frutto. La fede è dono, anzitutto; ed è un dono che passa attraverso la Parola di Dio. Il primato è della Parola. E la fede parte dall’ascolto della Parola di Dio. Chi crede è colui che si apre all’ascolto della Parola di Dio.