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FESTA PATRONALE DI SANTA MARIA NASCENTE 8 – 12 SETTEMBRE 2022
La ripresa del nostro cammino pastorale dopo l’estate trova nella festa patronale di S. Maria Nascente un riferimento fondamentale. La festa della Comunità non è infatti una semplice ricorrenza, come tante altre, ma è tempo di grazia, è l’occasione con cui il Signore ci fa comprendere come l’essere una Comunità, che in S. Maria Nascente riconosce la propria Patrona, è il dono che si rinnova nel cammino della vita cristiana, il cammino di tutti e di ciascuno. Ecco perché la festa patronale è occasione per ringraziare il Signore per coloro che nella Comunità svolgono un ministero particolare. Quest’anno vogliamo anzitutto ricordare P. Raffaele Finardi, religioso passionista del Convento di Carpesino, che ricorda 55 anni della sua ordinazione sacerdotale. P. Raffaele, che ha passato tanti anni del suo ministero nella nostra città, è incaricato dell’assistenza spirituale presso Ca’ Prina. Egli si dedica generosamente sia alle persone anziane che sono ospiti, sia a coloro che, ricoverati presso l’Hospice, vivono un momento difficile della loro esistenza. Mentre esprimiamo a P. Raffaele la nostra riconoscenza, gli assicuriamo la preghiera. Il cammino della Comunità è anche il cammino delle famiglie; la famiglia infatti è una piccola Chiesa. Quest’anno vogliamo legare la celebrazione della festa patronale alle famiglie della nostra Comunità. Lo faremo con l’iniziativa per le famiglie “Tessitori di fraternità” la sera dell’8 settembre, presso la Casa della Gioventù, alle ore 20.45. E lo faremo anche la domenica 11 settembre, con la celebrazione dell’Eucaristia alle ore 10 in Chiesa prepositurale, durante la quale ricorderemo gli anniversari di matrimonio di quelle coppie che quest’anno ricordano un significativo anniversario del loro cammino matrimoniale. Tutti affidiamo nella preghiera a Maria Santissima, nostra celeste Patrona.
Mons. Angelo
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“La donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò” (Gen 3,6).
Mentre il racconto della Genesi ricorda che “il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto”, spiegandoci come il demonio, rappresentato dal serpente, faccia di tutto per conquistare a sé la nostra libertà, è Eva che sceglie di cogliere il frutto proibito dell’albero e Adamo ne condivide totalmente la scelta. Se la libertà è cosa buona, non sempre è cosa buona quanto, per la libertà, si sceglie di fare. C’è qui il peccato, che è la conseguenza della scelta in favore del male; e il male è il rifiuto di Dio e del suo amore.
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“Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»” (1Cor 11,23b-25).
Il testo di Paolo, che egli ha ricevuto e che a sua volta trasmette ai noi, ci porta nel cuore dell’ultima cena, quando Gesù recita la benedizione sul pane e sul vino, che diventano il suo corpo ed il suo sangue. Paolo, nel collegare il sacrificio eucaristico a Gesù Cristo stesso, ci vuol dire che l’Eucaristia non è un banchetto come altri, ma è qualcosa di più, è rendere presente e attuale il sacrificio di Cristo. Paolo vuole insegnarci che è l’annuncio della salvezza portataci da Gesù, è l’impegno del dono totale di sé al prossimo, così come il Signore ha fatto per noi con la sua passione e la sua morte in croce. Non è semplicemente un qualsiasi gesto di amore, è il gesto dell’Amore. Proprio per questo il sacrificio eucaristico non può essere considerato come una parentesi nella settimana, ma è il “tutto” della nostra vita.