Adultera

“Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»” (Gv 8,10-11).

Gesù si rivolge alla peccatrice, che gli avevano condotto, chiamandola “donna”, allo stesso con cui si era rivolto a sua Madre alle nozze di Cana, alla Samaritana, o come farà con Maria di Magdala il mattino di Pasqua. Gesù, rivolgendosi a lei in questo modo, le restituisce la sua piena dignità, la fa risaltare per quella che è, non per quello che ha fatto. Nessuno prima le aveva rivolto parola; l’avevano portata da Gesù come un oggetto. Gesù invece le rivolge la Parola, la restituisce alla sua dignità di persona. E questa donna ascolta. L’ascolto della Parola di Dio è il punto chiave di tutto il processo di conversione. Senza questo ascolto non c’è né vero senso del peccato, né vero processo di conversione, né vera riconciliazione. Nell’incontro di Gesù con la “donna sorpresa in adulterio”, possiamo leggere l’inizio di ogni conversione, che nasce appunto da una Parola, ma non una parola qualsiasi, bensì dalla Parola di Dio. Anche a noi Gesù rivolge la sua Parola. La donna del Vangelo ha ascoltato questa Parola, ha risposto a Gesù, chiamandolo Signore, l’appellativo di Dio; in questa risposta c’è tutta la sua fede. Il tutto ha origine dalla Parola, che chiede ascolto, perché possa produrre frutto. La fede è dono, anzitutto; ed è un dono che passa attraverso la Parola di Dio. Il primato è della Parola. E la fede parte dall’ascolto della Parola di Dio. Chi crede è colui che si apre all’ascolto della Parola di Dio.